Come si scrive per utenti distratti?

Per creare dei contenuti vincenti sul web non è sufficiente saper scrivere bene: anzi, a volte non è sufficiente nemmeno avere un buon argomento!

Lo sviluppo dei social network, la comunicazione sempre più rapida, il moltiplicarsi delle fonti di informazione hanno modificato il comportamento di chi utilizza la rete: oggi, i lettori sono molto più distratti.

C’è chi si ferma alle immagini, chi non va oltre il primo paio di righe, chi legge volentieri articoli complessi, a patto che siano bilanciati e intriganti: riempire il proprio sito o i propri profili social di post e articoli chilometrici non serve più, è fondamentale comprendere il proprio target e modificare i testi in modo da attirare l’attenzione del pubblico desiderato.

Poche regole da seguire

In un contesto in cui immagini e video spopolano grazie alla loro immediatezza, è fondamentale seguire alcune piccole regole per essere sicuri di mettere a punto un testo che spinga i lettori ad arrivare fino all’ultima riga.

 

  • Formattare al meglio il testo
  • Curare l’ortografia
  • Usare parole chiave
  • Scegliere il titolo con cura
  • Distribuire al meglio gli argomenti

Con così tanti input è davvero difficile mantenere la concentrazione!

La formattazione

Per quanto possa sembrare difficile, sul web è necessario organizzare il testo in modo da favorirne la lettura.

Questo significa che non è possibile pubblicare un blocco unico di 30 righe sperando che qualcuno non si perda nel mezzo: è fondamentale usare la divisione in paragrafi, l’aggiunta di spazi, i grassetti e i corsivi per catturare l’occhio, i titoletti per dare al primo sguardo un’organizzazione chiara dei temi.

Il testo deve essere arioso, deve favorire le pause e non deve stancare l’occhio.
Deve essere chiaro e ben strutturato, magari alternato ad alcune immagini utili a chiarire i concetti o alleggerire la schermata: non possono mancare anche gli elenchi puntati, che – con classifiche e top 10 – garantiscono sempre un certo grado di interesse.

L’ortografia

Curare l’ortografia non significa scrivere testi come se fossimo docenti di italiano.
Significa adattarsi al contesto, alleggerendo tutto ciò che può essere alleggerito per favorire uno scorrimento rapido dei paragrafi.

Questo si traduce con un uso ridotto degli avverbi e delle forme verbali ridondanti come il gerundio, ma anche con una diminuzione delle “d” eufoniche eccessivamente eleganti.

Le parole chiave

Ogni testo ruota attorno a dei temi principali.
Usare parole chiave per definirli al meglio può aiutare il lettore a comprendere e ricordare i concetti più importanti.

Per raggiungere un risultato ancora più efficace è possibile utilizzare i grassetti e integrare le spiegazioni con link esterni a risorse utili.

Il titolo

Il titolo è l’elemento che attira per primo lo sguardo del lettore.
Scegliere poche parole chiare, divertenti e “catchy” può fare la differenza fra un testo che viene letto e condiviso e un articolo che viene semplicemente ignorato.

Un piccolo consiglio: a volte il titolo perfetto si può scrivere solo dopo aver terminato la stesura dell’articolo, un po’ come succede nel mondo del giornalismo!

La distribuzione degli argomenti

Sempre al mondo del giornalismo possiamo ispirarci per distribuire al meglio i concetti del nostro testo.

Bisogna, infatti, cercare di rispondere subito al “chi, cosa, quando, dove e perché”, dando immediatamente le informazioni principali: i paragrafi successivi serviranno ad approfondire punto per punto la curiosità di chi ha decido di andare oltre le prime righe.

Come si chiude un articolo?

Un articolo si dovrebbe chiudere idealmente… con una call to action!

Chi legge l’intero post potrebbe lasciare un commento, iscriversi con una mail, seguire un profilo social: insomma, la chiusa di un buon contenuto testuale dovrebbe spingere gli utenti interessati a fare ancora qualcosa sul nostro sito o sulla nostra pagina.

Scrivere per lettori distratti è complesso, ma non impossibile.
Vuoi saperne di più? Hai bisogno di qualche consiglio?
Contattaci via mail e ti forniremo un’assistenza su misura!

È davvero importante essere presenti sui social network?

Chiunque sia appassionato di nuove tecnologie e mezzi di comunicazione si sarà sicuramente accorto di quanto i social media siano diventati pervasivi.

Li utilizziamo per seguire i nostri idoli, per ricevere consigli di moda e stile, per scoprire le nuove tendenze in fatto di costume, per sapere qualcosa in più sul nuovo ristorante che ha aperto in centro, persino per cercare lavoro o vendere i nostri vestiti usati: piattaforme che erano nate con l’obiettivo di ricostruire rapporti con persone del passato oppure per esprimere pensieri e creatività sono oggi il centro del mondo.

Qui compriamo e ci informiamo, leggiamo le ultime notizie e seguiamo i brand a cui siamo affezionati. Ecco perché essere presenti sui social è importantissimo. 

 

Un’azienda che voglia raggiungere un target ampio, interessato e attivo deve curare anche la propria immagine sui social, costruendo un feed su misura e valorizzando ogni singolo lead.

Dove

Non è detto che un’azienda debba creare un profilo per ogni singolo social disponibile: non a tutti serve Twitter, così come per alcuni settori potrebbe non essere più utile Facebook.
È fondamentale avere un’idea chiara del proprio business e del proprio pubblico, oltre che dei contenuti che potrebbero rappresentare meglio la vision aziendale.

Se, per esempio, la nostra impresa si occupa di B2B e si rivolge ad altri esperti del settore, potrebbe essere necessario curare la propria presenza su LinkedIn, social nato per mettere in contatto aziende e professionisti.
Se, invece, l’attività si occupa di food o di bellezza e benessere (un ristorante, un centro estetico, un parrucchiere…), pubblicare foto e video potrebbe essere la carta vincente per mettere in mostra il proprio talento: ecco che Instagram e Tik Tok diventano i due social “visuali” più indicati per lo scopo.
Se, invece, organizziamo eventi e vogliamo proporre una vetrina in continuo aggiornamento, Facebook potrebbe dare lo slancio giusto all’attività, mettendoci in contatto diretto con utenti potenzialmente interessati.

La scelta deve tenere anche presente il fatto che alcune piattaforme, come Facebook, hanno generalmente user di età maggiore rispetto a Instagram o Tik Tok (che, fra tutti, ha il pubblico più giovane in assoluto), mentre un social come LinkedIn è più trasversale e può ospitare profili di uomini e donne di tutte le età.

“Essere presenti” ci tiene in contatto con clienti storici e potenziali

Come

Una volta scelti i social più indicati per la nostra azienda, è fondamentale essere presenti utilizzando due diverse strategie:

  • la pubblicazione di contenuti naturali che seguano un calendario editoriale preciso
    Ciò significa perfezionare un vero e proprio “piano”, completo di date e orari, necessario a condividere il giusto post nel giusto momento: la progettazione comprende i contenuti quotidiani, le storie, i video, gli eventi e ogni tipo di interazione che possa raggiungere il pubblico in modo naturale;
  • la pianificazione e la programmazione di sponsorizzate periodiche
    Cioè la realizzazione di campagne pubblicitarie mirate, che possano raggiungere potenziali clienti e utenti interessati al nostro business che ancora non ci conoscono.
    Le promo sui social richiedono una certa cura nel copy, nella grafica e nella scelta di target e periodi di pubblicazione: tutto deve funzionare perfettamente, in modo da raccogliere lead davvero utili all’azienda.

Non è semplice gestire tutto da soli

Essere presenti sui social significa investire tempo e denaro nella creazione di contenuti belli da vedere e funzionali, su misura per tutte le nostre esigenze.
Per raggiungere i nostri obiettivi potrebbe essere necessario editare dei video, creare immagini divertenti e complesse, scrivere testi lunghi e accattivanti… non è facile occuparsi di tutto da soli!

Ecco perché rivolgersi a una digital agency potrebbe semplificare questo compito: esperti di comunicazione possono consigliare le strade più giuste dopo aver valutato competitor, pubblico e mercato, si occupano di realizzare direttamente i contenuti seguendo un piano editoriale condiviso, pubblicano e monitorano ogni singola promo, determinando man mano eventuali modifiche e integrazioni.

Vorresti essere più visibile e presente sui tuoi canali social?
Contattaci per capire come fare!

P92: il misterioso social testuale con cui Meta vuole sfidare Twitter

L’arrivo di Elon Musk a Twitter sembra aver irrimediabilmente compromesso le performance della piattaforma dei cinguettii.
Spunte blu a pagamento (anzi no, anzi sì, anzi no, ma solo per chi ha già un milione di follower), metriche dei tweet che cambiano ogni settimana, cronologia delle pubblicazioni in continua trasformazione, introduzione di una sezione “per te” che non sempre rispecchia i gusti degli user… insomma, in pochi mesi le funzionalità di uno dei social network più longevi sulla piazza sembrano essere irrimediabilmente peggiorate e con esse anche il gradimento dei suoi fruitori.

Questo lento, ma all’apparenza inesorabile, declino avrebbe spinto Meta a lanciarsi in una nuova avventura, con un progetto che sembra indirizzato proprio a quegli utenti che non amano le piattaforme visuali – come Instagram o Tik Tok – in favore di una versione più “classica” dei social, basata interamente sul testo (o quasi).

Al momento, il progetto ha alcuni nomi in codice – P92, Project92 e Barcellona sono i più quotati – ma quasi certamente una volta lanciato definitivamente otterrà un nome ancora diverso.
Per quello che sappiamo ad oggi, possiamo definirlo un “Instagram dei tuoi pensieri”.

P92: come dovrebbe funzionare

P92 dovrebbe diventare una app indipendente e decentralizzata, collegata a Instagram per una questione di comodità. Una volta iscritti a questo nuovo social, gli utenti possono – infatti – portare con sé gli stessi follower di IG, pur mantenendo le attività sulle piattaforme separate.
Il nuovo social permetterà di scrivere testi di massimo 500 caratteri, con la possibilità di aggiungere anche foto e video di massimo 5 minuti, oltre a link a siti e risorse esterne.
Una chat interna e commenti ai post sono in progress, ma forse non verranno rilasciati con il primo lancio della piattaforma.

L’idea è che creators, influencer, vip e singoli utenti si rivolgano a P92 per dare aggiornamenti flash, news brevi e rilanciare alcuni contenuti già pubblicati su altre risorse Meta.
Almeno in teoria, non dovrebbero essere presenti pubblicità o monetizzazioni, ma questi aspetti possono essere sempre cambiati e aggiornati con l’andare del tempo.  

p92

Un’anteprima di P92 che Meta ha inviato ai creators selezionati: sarà la sua versione definitiva?

Credits: Lia Haberman

L’obiettivo di Meta

Le finalità di Meta sono piuttosto chiare: il colosso statunitense ha sempre cercato di mettere i bastoni fra le ruote a Twitter, rilasciando aggiornamenti interessanti, nuove funzionalità e alternative decisamente più creative e dinamiche del competitor.
Twitter – però – non ha mai patito troppo la concorrenza, forte di un pubblico affezionato al suo funzionamento semplice e immediato.
Con l’arrivo di Musk e di un mal contento sempre crescente, però, le carte in tavola potrebbero essere cambiate e Meta potrebbe davvero infilarsi nel vuoto creato dalle ultime trasformazioni volute dal nuovo CEO.

Certo, anche Mastodon ha recentemente tentato l’impresa senza successo, quindi le aspettative per il nuovo prodotto Zuckerberg sono piuttosto alte: riuscirà davvero a coronare il suo sogno?
A giugno, P92 verrà proposto in una versione test a creator selezionati, influencer e vip: non ci resta che attendere il loro responso!

Le migliori alternative a ChatGPT gratis e a pagamento

L’intelligenza artificiale ChatGPT ha negli ultimi mesi conquistato il mondo, attraversando quasi indenne aggiornamenti e critiche, sopravvivendo – in Italia – a uno stop dovuto ad alcuni dubbi relativi alla gestione dei dati personali e al rispetto della privacy.
Contemporaneamente, però, la IA ha dovuto affrontare più di un problema tecnico, con down frequenti dei server che hanno letteralmente “chiuso fuori” decine di users interessati a dialogare con il bot.

Per questo motivo, parallelamente al servizio di OpenAI, sono nati e sono stati potenziati diversi sistemi alternativi gratis e a pagamento, che promettono un’esperienza molto simile a quella dell’intelligenza più famosa del momento.

E quando ChatGPT proprio non va…

È possibile usufruire di uno di questi servizi online:

  • Microsoft Bing
    L’alternativa numero 1 a ChatGPT è alimentata dal modello “Prometheus”, cioè… GPT-4!
    Bing è caratterizzato da una chat che richiama queries del web e feedback visivi, oltre a un’accuratezza delle risposte in progressivo miglioramento: può interagire pianificando viaggi, dando consigli e ricette, con risultati più soddisfacenti – pare – del competitor OpenAI. L’unico elemento “contro” è un po’ di lentezza nel dare le risposte.
  • Pi
    Si tratta di un bot completamente differente dagli altri, che segue un design unico nel suo genere: è basato, infatti, su dialoghi durante i quali la IA può rispondere direttamente, usando almeno 4 diverse voci, tutte realistiche.
    Pi può affrontare di sua iniziativa un certo argomento, facendo domande e cercando di far sentire lo user a suo agio. Offre ottimi spunti per la salute mentale, anche se le continue domande potrebbero innervosire chi lo usa.
    Ulteriore difetto: nonostante sia possibile conversare per un po’ senza lasciare dati, a un certo punto diventa obbligatorio registrarsi al servizio con un numero di telefono per poter continuare le conversazioni.
Una conversazione con la Ai Pi

Pi risponde come farebbe una amica: cliccando sul simbolino del volume in basso a destra è possibile scegliere con quale voce conversare

  • Jasper Chat
    Jasper è una IA non giovanissima, che – nata per restituire contenuti originali – integra ora anche una chat per il dialogo. Si tratta di un bot in grado di formulare risposte intelligenti pensate appositamente per chi si occupa di marketing, che ha – però – il difetto di essere ancora piuttosto costoso. Per poterlo utilizzare, infatti, è necessario un abbonamento da 59 dollari al mese: i primi 5 giorni di trial, però, sono gratuiti e potrebbe valere la pena fare un tentativo!
  • Chatsonic
    Una delle alternative più recenti a ChatGPT, è stata realizzata sullo scheletro del bot di OpenAI: per questo motivo le sue potenzialità (e le aspettative) sono elevate.
    Possiede un accesso a internet (come Bard), ricorda le conversazioni passate e riesce a imparare dalle precedenti interazioni, limitando il rischio di errori: offre – poi – 16 differenti personaggi o “voci”, che vanno dal poeta al contabile, perfette per rispondere nel modo giusto a diversi tipi di domande. Collegata a un microfono, può rispondere a voce come Siri o Alexa, proponendo una feature esclusiva.
    Il difetto? Non è gratis, ma – al momento – è disponibile con un abbonamento mensile da poco meno di 13 dollari: non una cifra spropositata, ma forse un po’ troppo per chi vuole interagire per pura curiosità.
  • Perplexity AI
    Si tratta di una intelligenza artificiale che ha potuto giovare delle stesse API di OpenAI per “allenarsi” e che, per questo, pare già molto avanzata. Il sito di riferimento è minimal e molto semplice: la chat assomiglia in tutto e per tutto a quella di ChatGPT, ma introduce un elemento tipico del competitor Google Bard, cioè la capacità di citare le fonti.
    I suoi limiti sono ancora piuttosto importanti, perché Perplexity non ha memoria delle domande passate (quindi ogni volta è come ricominciare da capo) e, elemento decisamente più grave, potrebbe involontariamente copiare e incollare contenuti del web.

Un settore in espansione

Le alternative che abbiamo elencato sono solo un piccolo esempio dei tanti servizi disponibili: oltre al già nominato Google Bard, infatti, sono facilmente reperibili tanti bot piuttosto divertenti, fra cui – per esempio – Copilot X, pensato per chi scrive codice e si trova in difficoltà, DialoGPT, la chat allenata da oltre 147 milioni di dialoghi su Reddit, e Character AI, che permette di conversare con personaggi reali e non, come Elon Musk, Socrate o uno dei supereroi Marvel (e pare che il tono delle risposte dipenda da ciò che si sa della personalità selezionata).

Fra pro e contro, alcune di queste IA sembrano sulla scia di ChatGPT e promettono una competizione feroce, che scommettiamo porterà a un’incredibile espansione del settore in pochissimi mesi.

Nel frattempo, però, ChatGPT resta sulla bocca di tutti, esperti del settore e non: deve solo riuscire a risolvere quel problemino coi server…

Cos’è e a cosa serve la Customer Retention

La parola retention in inglese significa “mantenere”, “conservare”.
Messa accanto alla parola customer  – cliente – diventa uno dei parametri più importanti per un e-commerce di successo.

Con Costumer Retention, infatti, si fa riferimento a quell’insieme di attività e strategie che uno store online può mettere in atto per fidelizzare i propri clienti, con lo scopo di farli tornare dopo il primo acquisto e aumentare la loro Brand Loyalty.
I visitatori, cioè, devono restare sul sito il più a lungo possibile, effettuando più ordini possibili e aumentando il loro valore economico (o Customer Lifetime Value).

Ma, proprio come nelle relazioni della vita quotidiana, la fiducia non si guadagna facilmente o velocemente. È, anzi, il frutto di interazioni efficaci e continuate, capaci di soddisfare bisogni specifici con risposte personalizzate.

Come si sviluppa la Customer Retention

Chiedereste più facilmente aiuto a un amico o a uno sconosciuto?


La risposta sembra ovvia e, in effetti, questa tendenza ha ricadute anche sui processi di acquisto di un utente: ottenere nuovi clienti costa dalle 5 alle 7 volte in più rispetto a mantenere la fedeltà di chi ci ha già scelto una volta.
Chi ci conosce e ha avuto un primo contatto soddisfacente è più propenso a tornare sul sito, a leggere le nostre mail, a scoprire eventuali novità.

 

Un e-commerce deve riuscire a incontrare la domanda di chi visita nuovamente lo store, con strategie variegate ed efficienti.
Quali metodi può utilizzare?

Instagram Threads: cosa cambia da Twitter/X?

Bisogni, servizio, assistenza:
parole chiave della Customer Retention

  • Personalizzare l’esperienza di acquisto con l’introduzione di suggerimenti ad hoc
    Un po’ come fa Amazon, che è leader di questo tipo di metodo: non esistono due visitatori che – entrando sul sito – visualizzano esattamente le stesse cose. Questo perché il colosso americano è capace di profilare perfettamente i suoi utenti, suggerendo durante la navigazione prodotti sempre in linea con i gusti dichiarati.
    Si tratta di una buona pratica per uno store online, anche quando non raggiunge i numeri e il fatturato di Amazon, perché fa sentire il cliente compreso e soddisfatto, mostra empatia e attenzione, riduce attriti e delusione
  • Attivare un’assistenza clienti di alto livello
    Cioè, essere in grado di risolvere ogni tipo di problema con cura e rapidità, mantenendo sempre altissimi livelli di pazienza e comprensione e offrendo alternative quando le richieste dei clienti non possono essere soddisfatte al 100%.
    La customer care è ciò che influenza maggiormente l’opinione che un utente ha di uno shop online: una risposta scortese, una mail che cade nel vuoto, spostano gli utenti sui siti dei competitor (e possono generare recensioni negative!).
  • Introdurre programmi fedeltà e piccoli incentivi
    Un utente che ha già effettuato il primo acquisto potrebbe tornare più facilmente se ricevesse, per esempio, uno sconto in mail o se fosse destinatario di una offerta personalizzata. Potrebbe convincersi a fare più ordini sapendo di poter raccogliere dei punti, grazie ai quali accedere a promozioni o contenuti esclusivi.
    Tutto ciò che fa sentire l’utente riconosciuto e valorizzato contribuisce ad aumentarne la fedeltà.
  • Gestire una comunicazione su più canali
    Utilizzando, per esempio, l’email marketing, ma anche le pubblicità online, le sponsorizzate sui social e messaggi inseriti all’interno degli ordini (come coupon o sconti individuali).
    Gli strumenti per attuare una comunicazione efficace sono davvero numerosi ed è sempre necessario capire di volta in volta quale sia il mezzo più giusto per raggiungere i clienti di ritorno. Alcuni potrebbero essere convinti da una mail (soprattutto se è un po’ che non visitano il sito), altri potrebbero essere spinti da un messaggio ricevuto con l’ordine, altri ancora potrebbero ricordarsi dello store incappando in una bella pubblicità online: il ventaglio di opzioni è davvero ampio.

Calcolo del Customer Retention Rate e segmentazione del pubblico

Come si fa a calcolare quanti dei nostri utenti sono tornati dopo il primo acquisto (o Customer Retention Rate)?
Innanzitutto, è necessario scegliere un periodo di tempo da esaminare, dopodiché il calcolo è piuttosto semplice:

(N di clienti alla fine del periodo – N di clienti acquisiti nel periodo / N di clienti all’inizio del periodo) x 100

Realisticamente, il numero ottenuto non sarà il 100%: per quante strategie si possano attuare, è davvero difficile ottenere una fiducia totale da tutti coloro che hanno effettuato un ordine sullo store.
Il numero ideale si dovrebbe però attestare intorno all’80-85%.

Ottenere un rate così elevato è possibile solo mettendo in campo strategie davvero efficaci e su misura per il target scelto.
Diventa quindi fondamentale non trattare i clienti fidelizzati come un unico gruppo amorfo, ma – piuttosto – segmentare gli utenti in gruppi più piccoli, accumunati dal genere, dall’età, dal tipo di acquisto e così via…
I segmenti di pubblico rendono molto più semplice comprendere quali strumenti di comunicazione utilizzare e quali promozioni mettere in campo per aumentare la lealtà al brand.

Una Customer Retention efficace è il frutto dell’impegno costante dell’e-commerce a raccogliere dati utili, raggrupparli in modo intelligente e comprendere i bisogni dei clienti.
Solo così si possono creare solidi legami basati sulla fiducia.

Live Commerce: come si realizza una live?

Come abbiamo visto nel nostro primo articolo dedicato a questo argomento, con Live Commerce si intende una nuova strategia di marketing dedicata agli e-commerce, che coniuga comunicazione e vendite con l’obiettivo di aumentare i profitti e fidelizzare nuovi clienti.
Una sorta di televendita 2.0, che raccoglie l’eredità del mezzo televisivo e lo rinnova, con tecnologie di ultima generazione e un linguaggio immediato e diretto.

Il risultato è uno strumento sicuramente complesso, ma divertente e innovativo, capace di creare un legame unico nel suo genere con tutti i potenziali consumatori.
Vediamo nel dettaglio gli ingranaggi che compongono il Live Commerce.

I punti di forza della piattaforma online

Il Live Commerce consente di creare una vera e propria vetrina interattiva, a cui i clienti si “affacciano” per assistere a una presentazione che è anche un vero e proprio show.

Un host – o presentatore – si collega in streaming, avviando un video “one to many”: l’influencer, la personalità dello spettacolo, il testimonial scelto per rappresentare l’azienda, cioè, avvia una live grazie alla quale raggiungere un numero illimitato di spettatori.
Durante la diretta, propone gli articoli dell’e-commerce, mostrando l’intero catalogo o solo una piccola parte: con il procedere dello spettacolo, compaiono a video link diretti ai prodotti presentati, che possono essere aggiunti al carrello con un semplice click.


Contemporaneamente, scorre accanto al video anche una chat live moderata, all’interno della quale è possibile richiedere maggiori informazioni e assistenza “one to one”.
Chi partecipa può chiedere di tornare indietro, rivedere un prodotto o saperne qualcosa di più: a rispondere sarà direttamente l’host, che potrà ripetere le informazioni fondamentali, consigliare in modo mirato i follower e risolvere in diretta ogni dubbio.

Un esempio delle schermate di una diretta Live Commerce

Chi assiste alla live può vedere uno per uno i prodotti presentati, visitare l’intero catalogo, accedere direttamente al carrello: il tutto, senza mai lasciare la live di presentazione.

Infine, può fare affidamento su un pagamento immediato, semplice, diretto e super efficiente: in questo modo potrà acquistare ciò che gli interessa senza abbandonare la diretta.

 

Ricapitolando, il Live Commerce è:

 

  • Una vetrina interattiva
  • Un video one to many
  • Uno spettacolo dal vivo
  • Una chat live moderata
  • Un’assistenza one to one
  • Un carrello ad accesso diretto, con pagamenti immediati

Gli strumenti indispensabili per la live perfetta

I metodi per realizzare una live sono molteplici, chi è interessato può attrezzarsi col proprio cellulare e avviare una diretta semplice, da gestire da solo o con poco aiuto.
Per un risultato professionale e perfezionato in ogni aspetto, però, non basta disporre di uno smartphone o avere esperienza con i principali social network.

Anche se il Live Commerce “richiama” il mondo degli influencer e delle sponsorizzate, può essere molto di più. Si tratta di uno strumento dalle enormi potenzialità, che con la giusta infrastruttura può raggiungere un numero davvero elevato di potenziali clienti.

Per una diretta efficiente si possono mescolare elementi online e offline, creando una vera e propria sinergia fra componenti: la presenza di un team attento e preparato, che possa seguire e affrontare ogni esigenza, rende più facile raggiungere questo obiettivo.

Per una live perfetta servono:

  • Un software integrato che rende ogni e-commerce la piattaforma ideale per ospitare la diretta
  • La migliore strumentazione per riprese stabili e di alta qualità
  • Un’illuminazione professionale che sappia valorizzare i prodotti
  • Un presentatore o host che coinvolga il pubblico nel modo giusto e in sintonia con il brand
  • Una selezione di prodotti da mostrare nel dettaglio durante la diretta
  • Professionisti della comunicazione che possano seguire la live, moderare la chat, fornire assistenza ai clienti
  • Tecnici capaci di produrre e controllare le riprese, intervenendo con piccole variazioni in caso di necessità

In Elwood possiamo fornirti tutti gli strumenti per realizzare la tua vetrina interattiva, accompagnandoti step by step dalla progettazione alla realizzazione.

Integriamo il software giusto per ospitare la diretta all’interno del tuo store online, prepariamo il set perfetto con luci e camere professionali, moderiamo la chat assistendo i tuoi clienti, seguiamo secondo per secondo la live e ci occupiamo anche di suggerirti host che possano interpretare al meglio la tua visione: ti proponiamo soluzioni su misura per un risultato finale funzionale e di successo!

Vuoi saperne di più?
Contattaci telefonicamente o via mail, ti forniremo maggiori dettagli.

Live Commerce: il nuovo must have per gli e-commerce

Live commerce, live shopping, livestream commerce: navigando su internet e utilizzando i social potreste esservi imbattuti in una di queste definizioni.
Tutte e tre si riferiscono alla stessa cosa: un nuovo trend proveniente direttamente dalla Cina, che affianca agli store online una strategia di marketing interattiva, che ricorda – e, se possibile, aggiorna e rende a prova di nuove generazioni – il metodo consolidato della “televendita”.

Attenzione, però, la somiglianza potrebbe rischiare di far sottovalutare questo nuovo metodo, rendendo più complesso comprenderne le potenzialità.
Conosciamone, allora, le caratteristiche!

Come funziona il Live Commerce

Il Live Commerce è caratterizzato da una diretta in streaming, durante la quale un presentatore – che può essere uno dei volti dell’azienda, un influencer, un content creator, un ospite molto conosciuto, come un attore o un cantante – presenta e propone prodotti e servizi.
Mostra gli articoli in vendita, ne evidenzia le particolarità e ne sottolinea gli aspetti irrinunciabili, attirando views e cercando di raccogliere molti nuovi potenziali clienti.
Questo, se vogliamo, è l’aspetto che più ricorda una televendita.

Ma la diretta è interattiva.
Gli utenti che visualizzano la presentazione, cioè, possono fare domande, chiedere di rivedere dei prodotti e ottenere immediatamente una risposta, risolvendo sul momento ogni possibile dubbio.
La componente umana è fondamentale, perché permette di creare subito un legame forte con gli utenti: il feedback immediato convince e fidelizza, valorizzando nel modo giusto gli e-commerce.

live commerce con gli influencer

Set, prodotti, supporti tecnologici, presentatori: il live commerce è una strategia complessa

Il livestream shopping ha, però, un ulteriore punto di forza: il processo di acquisto è ancora più semplice.
Durante la diretta, infatti, man mano che gli articoli vengono presentati, compaiono sullo schermo pop up per l’inserimento diretto nel carrello. Gli utenti non sono obbligati a navigare nel sito, interrompendo quello che è un vero e proprio show fatto anche di momenti di gioco e divertimento, ma possono concludere l’acquisto senza mai perdere di vista il presentatore.

Chi partecipa, insomma, può vedere i prodotti, interagire, divertirsi, conoscere altri utenti, approfittare di omaggi a tempo e sconti lampo, acquistare… tutto con pochissimi clic, tutti sulla stessa interfaccia.

Live Commerce: come si fa?

La diretta per il live commerce può essere organizzata in modo da essere raggiungibile – contemporaneamente – dallo store online e dai principali social network.

È fondamentale creare il giusto set, preparare i prodotti che si intende promuovere durante la presentazione e assicurarsi che l’infrastruttura (chat, pop up, carrelli…) sia perfettamente funzionante.

Questa strategia di marketing richiede, quindi, diverse competenze e una coordinazione perfetta: ecco perché far riferimento a una agenzia specializzata può fare una grande differenza.

Noi di Elwood Agency possiamo fornirti tutti gli strumenti per la tua prima diretta live commerce: contattaci per tutte le informazioni.

ChatGpt in Italia

ChatGpt di nuovo online in Italia: le condizioni per via libera

Dopo un mese di stop dovuto ad alcune perplessità espresse dal Garante della Privacy, ChatGpt è tornato ufficialmente a disposizione in Italia.

Pare – infatti – che Open AI, la società proprietaria del chatbot, abbia finalmente accettato di adeguarsi alle normative europee in tema di trattamento dei dati personali, facendo alcune “piccole” modifiche.

ChatGpt: cosa cambia?

Fra i cambiamenti messi in atto negli ultimi giorni da Open AI risulterebbero:

  • la possibilità di ottenere la rettifica dei dati personali generati in modo non corretto
  • la possibilità di ottenere la cancellazione dei dati personali
  • la modifica della base giuridica del trattamento dei dati, che deve essere basata solo sul consenso o sul legittimo interesse
  • l’introduzione di un divieto per minori (dal 31 maggio o – al più tardi – dal 30 settembre dovranno essere implementati anche strumenti in grado di verificare l’età dei visitatori)
  • la pubblicazione sul sito di un’informativa che spieghi agli interessati modalità di trattamento dei dati, funzionamento del servizio e diritti dei consumatori: la pagina Privacy Policy spiega punto per punto il nuovo approccio di Open AI
La nuova privacy policy di ChatGpt

La nuova privacy policy sul sito di Open AI

Le opzioni si affiancano a un ulteriore aggiornamento delle modalità di utilizzo del chatbot (o diritto di opposizione) previsto dall’azienda già dalle scorse settimane e grazie al quale qualsiasi utente può oggi scegliere di escludere le proprie conversazioni dal training dell’algoritmo .
Come a dire: “Voglio parlare con Chat GPT, ma non voglio che il sistema usi ciò che viene detto per addestrarsi e apprendere”.

Ma non è finita qui, perché Open AI dovrà attivare entro il 15 maggio anche una campagna di informazione per avvertire tutti – anche i non utenti – della possibilità di essere esclusi definitivamente dal chatbot.

Per cosa possiamo utilizzare ChatGpt ora

Una volta riaperto Chat GPT in Italia… per cosa potremmo utilizzarlo?

Nel nostro articolo di aprile abbiamo visto come il chatbot sia in grado di scrivere codice funzionante, fare correzioni matematiche, comporre poesie, scrivere mail, utilizzare stili diversi per elaborare testi complessi.

Oltre a un uso diciamo “professionale”, possiamo però interpellare l’intelligenza artificiale anche per una chiacchierata meno impegnativa, magari per avere qualche suggerimento disinteressato.

Qualche esempio?

 

  • Chat GPT può aiutarci a pianificare un viaggio
    Basta dare alcune indicazioni relative alla lunghezza del soggiorno, al periodo dell’anno, alle preferenze per quanto riguarda i mezzi di trasporto e alla lontananza della destinazione: la IA ci risponderà con una lista di possibili opzioni, indicandone i punti di forza.
    Abbiamo esigenze relative al cibo o al divertimento?
    Con un ulteriore scambio, Chat GPT può suggerirci anche una lista di locali indicati per le nostre esigenze.
ChatGpt suggerisce mete di viaggio

ChatGpt suggerisce mete di viaggio

  • Chat GPT può darci l’oroscopo giornaliero o aiutarci con le compatibilità fra segni zodiacali.
    Non si tratta di informazioni fondamentali, ma la conversazione può diventare un divertente “party trick” per movimentare una serata
  • Chat GPT può aiutarci non solo a tradurre da un’altra lingua, ma anche a pronunciare le parole nel modo corretto: la IA – infatti – può restituire una spiegazione precisa e accessibile della fonetica, fornendo esempi dall’italiano per essere il più comprensibile possibile
  • Chat GPT può fare da tutor prima di un colloquio, suggerendo frasi efficaci e ricordando di optare per un abbigliamento sobrio, formale e non eccessivo. Naturalmente outfit e temi di conversazione cambiano in base al settore per cui ci si candida
ChatGpt è esperto anche di compatibilità fra segni zodiacali

ChatGpt è esperto anche di compatibilità fra segni zodiacali

La IA di Open AI è disponibile sul sito https://chat.openai.com/, finalmente operativa anche per gli utenti italiani.

Nella battaglia fra intelligenze artificiali, Chat GPT sembra essersi definitivamente confermata al primo posto!

Google Bard vs ChatGpt: chi vince la battaglia fra AI?

Quando si parla del panorama delle intelligenze artificiali nel 2023, ChatGpt regna sovrana da ormai molto tempo. Le incredibili capacità della chatbot AI hanno trasformato un semplice sito web in un vero e proprio punto di riferimento per utenti che effettuano ogni giorno milioni di visite.

Google si è nascosto a lungo, rimanendo in agguato del suo concorrente diretto.
Dopo mesi di attesa, però, Bard è finalmente disponibile in UK e USA, per pochi utenti selezionati: ora è possibile confrontare funzionalità e risposte, valutando le principali differenze fra robot IA!

ChatGpt o Bard: chi è meglio?

Per effettuare una valutazione, è necessario determinare in cosa le due chatbot sono differenti.
Partiamo dalle caratteristiche basilari.

ChatGpt è stato creato dalla società OpenAI, che ha sede a San Francisco: si tratta di una intelligenza artificiale basata sui modelli linguistici già sviluppati dall’azienda.

Al suo lancio iniziale, ChatGpt ha ottenuto subito enorme popolarità, grazie alla sua capacità di apprendere e alla sua natura “espansiva”: il suo primo modello GPT-3 era estremamente capace, poteva scrivere linee di codice complesso, redigere storie e saggi, comporre poesie, persino dare consigli di vita. Con il rilascio di GPT-4, il bot ha guadagnato ancora più potenza e ha confermato il suo successo.

ChatGpt conosce il suo potenziale

ChatGpt conosce il suo potenziale

Google Bard, considerato il rivale diretto del prodotto di Open AI, è un servizio di intelligenza artificiale conversazionale sperimentale: si basa sul modello linguistico LaMDA, che ha già qualche anno, e promette di dare risposte di alta qualità, con interazioni impossibili per ChatGpt.

Il bot di Open AI però è aperto a tutti, mentre Bard è ancora molto limitato! 

Le principali differenze

Ora che conosciamo le aziende che hanno creato i due bot, possiamo vedere nel dettaglio in cosa differiscono:

  • Competenza nella programmazione
    Uno dei principali motivi per cui gli utenti utilizzano ChatGpt è la possibilità di fargli scrivere delle linee di codice. Il bot di OpenAI è – infatti – piuttosto competente in materia ed è abile nella scrittura di codice complesso utilizzando vari linguaggi: può scrivere giochi semplici e addirittura creare altre chatbot, effettuando anche il debug.
    Google Bard non può ancora, ufficialmente, codificare.
    Le FAQ ufficiali confermano che il bot di Google non è ancora capace di formulare questo tipo di contenuto, anche se qualche utente ha provato a chiedere a Bard un po’ di HTML e un po’ di Javascript. Il risultato è stato un codice con diversi errori, che il bot non è ancora in grado di correggere.
  • Risposte multiple
    Ogni volta che si chiede a ChatGpt qualcosa, il bot risponde con un singolo output: a meno di chiedere in modo preciso ed esplicito qualcosa di diverso, l’intelligenza artificiale dà una sola risposta predefinita, che poi può andare ad arricchire con dettagli e varianti, sempre che l’utente decisa di approfondire.
    Google Bard, invece, produce diverse versioni della stessa risposta, chiamandole Drafts (o Bozze): sta all’utente decidere quale degli output si adatta meglio alla domanda per accuratezza, decidendo persino di combinarli in modo da ottenere una “risposta definitiva”.
    Questa opzione è una delle principali differenze fra bot ed è molto apprezzata dagli user, che possono usufruire di una risposta più ampia e precisa.
I drafts di Google Bard

I drafts di Google Bard

  • Memoria della conversazione
    Con questo termine si indica la capacità di una chatbot di attingere alle risposte passate per dare risposte future, effettuando un vero e proprio follow-up.
    ChatGpt possiede una buona memoria, può ricordare fino a 3000 parole ed è capace di sostenere una conversazione con più scambi sullo stesso argomento, creando un vero flusso.
    Bard non riesce del tutto a ricordare il contesto e non è in grado di sostenere più quesiti sullo stesso argomento, almeno per ora. Secondo Google, infatti, man mano che il bot continuerà ad apprendere, dovrebbe aumentare anche la sua memoria della conversazione.
  • Accesso a internet
    Uno dei maggiori svantaggi di ChatGpt è la sua impossibilità di accedere a internet: è per questo che persino la sua ultima versione GPT-4 è ignara di tutto ciò che è accaduto nel mondo dopo il 2021 (compresa la sua chiusura in Italia!). Ciò rende il bot incline a commettere errori, soprattutto per tutto ciò che si riverisce a fatti ed eventi vicini nel tempo.
    Bard, invece, ha un accesso a internet in tempo reale (come Bing) e può cercare – citando gli url delle fonti – ed elaborare risposte per tutte le domande, senza un limite di tempo. Questa opzione rende il bot potente e affidabile anche per quanto riguarda informazioni molto aggiornate.
ChatGpt scrive una poesia in francese

ChatGpt scrive una poesia in francese

  • Supporto linguistico
    GPT-4 di ChatGpt supporta al momento 26 lingue diverse, fra cui francese, spagnolo, arabo, mandarino, italiano e molte altre: il bot le parla piuttosto bene ed è in grado di comporre testi complessi in vari stili.
    Bard per ora supporta solo l’inglese americano e Google sta ancora lavorando sull’ampliamento delle sue capacità in questo senso.
  • Imprecisioni
    L’accesso a internet non protegge Bard dal commettere errori: il bot è – infatti – ancora piuttosto incline a sbagliare, fornendo risposte false e inesatte (è anche vero che la chatbot è ufficialmente in sperimentazione e non ha ancora raggiunto la sua forma definitiva).
    Anche ChatGpt corre questo rischio, ma il modello GPT-4 è stato già perfezionato rispetto al precedente, riducendo le imprecisioni del 35%.
Bard si può confondere e può commettere errori

Bard si può confondere: un indovinello lo manda in crisi

  • Riconoscimento delle fonti
    Sia ChatGpt che Bard usufruiscono di un set di dati da cui deducono le risposte: Bard, in particolare, può usare internet per riformulare alcuni output, aggiornandoli man mano.
    Tuttavia, l’IA di Google fa un pessimo lavoro nel dare i crediti e citare le fonti, anche nel caso in cui copi parola per parola da siti web presenti sulla rete. Stessa cosa si può dire di ChatGpt, anche se quest’ultimo non effettua mai una vera e propria duplicazione dei contenuti.

Google Bard vs ChatGpt: vince (per ora) il secondo

Nonostante Google Bard abbia notevoli vantaggi, è chiaro che – almeno per ora – a vincere la sfida fra IA è ChatGpt. Tuttavia, possiamo aspettarci che, con gli aggiornamenti, le cose possano iniziare a cambiare per il colosso della Silicon Valley.

Per ora, non possiamo che attendere, sfruttando le funzionalità che sono già disponibili!

 

 

Fonti
Google Bard vs ChatGpt: who wins the AI battle?

In Beebom, 22 marzo 2023, di U. Sharma, https://beebom.com/google-bard-vs-chatgpt/

ChatGpt chiude? Nessun problema, arriva Bard!

È notizia delle scorse settimane: il Garante della Privacy italiano ha bloccato il servizio ChatGpt nel nostro paese. I dubbi che circolano intorno all’impiego di questo nuovo strumento sono tanti, forse troppi: come raccoglie i dati dei suoi utenti? Qual è il suo grado di precisione? Esiste un modo per proteggere i minori da un uso sconsiderato di questa nuova tecnologia?

La battuta d’arresto di ChatGpt non sembra, però, aver interrotto l’avanzare degli esperimenti e delle nuove proposte nel campo delle AI: anche Google è uscito finalmente allo scoperto, annunciando la sua piattaforma Bard.

È iniziata una guerra fra multinazionali?
Vediamo nel dettaglio cosa possiamo aspettarci!

ChatGpt fra pregi e difetti

ChatGpt è sulla bocca di tutti, ma pochi ne conoscono davvero il funzionamento.

Si tratta, infatti, di una “intelligenza artificiale conversazionale e generativa”, un modo un po’ complesso per indicare uno strumento capace di elaborare il nostro linguaggio, imparando dalle interazioni con gli utenti come rispondere in modo naturale, creando contenuti da zero.

La home di ChatGpt

Alla base di questo strumento ci sono le tecnologie NLP (o Natural Language Processing) e il modello di linguaggio GPT-3, utilizzati dall’azienda OpenAI per permettere alla loro intelligenza artificiale di capire modelli e sfumature del linguaggio umano, di adattarsi a diversi stili di comunicazione e di imparare come rispondere nel modo più pertinente e personalizzato possibile.

L’obiettivo è aiutare gli utenti a interagire in modo efficiente con macchine e tecnologie impiegate per diverse applicazioni, come il servizio clienti, la scrittura creativa, la traduzione e l’adattamento dei testi.
Ma non solo!

La AI è in grado di generare codice sorgente, scrivere pagine html, creare plugin di WordPress: sa utilizzare diversi linguaggi di programmazione e può rappresentare una risorsa fondamentale anche per chi ha intenzione di interfacciarsi alle chatbot non solo per dialogare (un po’ come i più grandi di noi facevano con Doretta su MSN), ma anche per recuperare contenuti professionali efficienti e funzionanti.

ChatGpt scrive un codice

A ChatGpt bastano poche istruzioni per creare linee di codice funzionanti

Basta domandare qualcosa e ChatGpt risponde producendo testi articolati e stringhe di codice, scrivendo mail o poesie, alterando e adattando il suo stile di scrittura in base alle necessità, risolvendo problemi poco complessi e correggendo dati matematici.

Sarebbe incredibile, se non ci fosse un però.

Sì, perché questo tipo di tecnologia non se la cava troppo bene con concetti generici e astratti: una intelligenza conversazionale non ha conoscenza del mondo reale e delle sfumature, non può discutere in modo efficiente di argomenti complessi o delicati (come la religione, la politica, la società) e può manifestare dei “pregiudizi”, dovuti al suo modello di apprendimento.
È programmato e testato soprattutto in inglese e potrebbe non fornire lo stesso grado di precisione per ogni lingua utilizzata.

Infine, è totalmente ignaro di tutto ciò che è successo nel mondo dopo il 2021 (data del lancio) e potrebbe fornire risposte poco aggiornate, se non addirittura datate.

In poche parole, ChatGpt dà il suo meglio nel caso di domande semplici, ben scritte e specifiche, che riguardano argomenti concreti. Per ogni altro quesito, rimane un alto margine di errore.

I motivi della sospensione

Il Garante della Privacy è intervenuto richiedendo la sospensione del servizio proprio a partire da questi limiti molto evidenti e ha manifestato preoccupazione per almeno quattro punti:

 

  1. ChatGpt impara dagli utenti, ma come utilizzati i dati raccolti in modo massivo?
  2. Come mai non esiste una informativa chiara che spieghi ai consumatori dove vanno a finire le informazioni recuperate dalla AI?
  3. Se ChatGpt non è preciso, ma può lasciare spazio a errori e imprecisioni, come possiamo essere certi che i dati raccolti non vengano elaborati in modo poco corretto?
  4. Infine, ChatGpt dichiara un limite di età, secondo cui nessuno sotto i 13 anni può usare il servizio, ma non esiste un sistema per essere certi che anche user più giovani non interagiscano con la AI, magari arrivando a delle risposte poco adatte alla loro giovane età.
    Come si può controllare questo aspetto?
ChatGpt non sa di essere chiuso

ChatGpt non sa cosa è successo nel mondo dopo il 2021… infatti non sa di non essere raggiungibile dall’Italia!

La riattivazione del servizio dipende dalla risposta a tutte queste domande e lo sblocco potrà avvenire solo alle condizioni imposte dal Garante: OpenAI si adeguerà a tutte le richieste?

Nel frattempo, chiunque sia interessato a utilizzare ChatGpt dall’Italia ha ancora una possibilità: la chatbox è ufficialmente chiusa nel nostro paese, ma con un browser che nasconde l’IP è ancora possibile usufruirne facilmente.

Google Bard, come funziona

Nel frattempo, il settore delle intelligenze artificiali non sembra frenare sulla tabella di marcia. Google ha, infatti, presentato il suo progetto, rispondendo non solo a ChatGpt, ma anche alla Bing Chat di Microsoft: la piattaforma Bard!

Si tratta di una AI costruita sul modello linguistico di Google – LaMDA + PaLM – che, come per le altre, apprende dall’interazione con gli utenti, per fornire un servizio sempre più efficiente.

La home di Google Bard

L’obiettivo è rispondere in modo preciso e utile alle domande dei consumatori, aggiornandosi man mano che la tecnologia di base viene perfezionata.

Sembrerebbe tutto uguale alle altre chat, ma non è proprio così…

Differenze fra intelligenze artificiali

Al momento, Bard è disponibile solo in USA e Gran Bretagna, solo per users iscritti a una lista d’attesa specifica: ufficialmente, infatti, quello di Google è ancora un esperimento.
Forse, è anche per questo motivo che del progetto del colosso americano si sa così poco: il settore delle AI è in fortissima crescita, la competizione è spietata e lasciar trapelare anche un solo dettaglio di troppo potrebbe mettere a rischio l’intero progetto!

 

Quindi, cosa si sa di Bard?

  • Si tratta di un bot disponibile su una pagina differente rispetto alla classica home del motore di ricerca (potete trovarla qui)
  • Una volta fatta una domanda, non cerca fra i risultati di ricerca, ma genera risposte all’interno del modello
  • Al momento, per ogni domanda Bard offre 3 risposte: un modo per indicare che il sistema è ancora nella sua fase preliminare, che ha bisogno di tempi ancora lunghi di elaborazione e che, tutto sommato, può ancora commettere degli errori
  • Sotto a ogni risposta, la AI offre anche una query tradizionale di ricerca e questo elemento rivelerebbe proprio il gancio fra i due servizi di Google (oltre a differenziare drammaticamente fra loro le intelligenze artificiali: Bard è l’unica che può contare sugli algoritmi quasi infallibili di Google!)
  • Gli utenti che fanno parte delle liste possono dare il loro feedback, valutando con pollice dritto o verso ogni risposta e aggiungendo un commento più esteso

Insomma, Bard è davvero ancora nelle sue fasi preliminari, ma sembra destinato ad ottenere una struttura più complessa, integrata e – per certi versi – interessante.
Se poi l’obiettivo dell’azienda sarà davvero far diventare la sua AI parte integrante dell’esperienza di ricerca su internet, siamo di fronte a un vero e proprio cambiamento epocale!

AI e SEO

Per fortuna, questa trasformazione non è ancora dietro l’angolo e abbiamo tutto il tempo per imparare a utilizzare le nuove tecnologie, valutando anche le ricadute dal punto di vista della SEO.

Sì, perché le intelligenze artificiali generative potrebbero creare contenuti di ogni tipo, comprese pagine, articoli e approfondimenti rivisti e perfezionati in modo da facilitare e migliorare il posizionamento dei siti fra i risultati di ricerca di Google.

Come abbiamo visto, il loro operato potrebbe non essere del tutto corretto e il risultato potrebbe non essere sempre quello sperato, ma l’approccio delle AI alla SEO e la loro interpretazione delle “regole” e delle best practice suggerite da Google potrebbe spingere l’intero settore verso un nuovo modo di selezionare gli argomenti più interessanti, valutare le parole chiave più performanti e creare contenuti interessanti ed efficienti. 

Google Bard e la SEO

Google Bard non sa ancora come potrà influire sulla SEO, però dà consigli!

Proprio Bard, per il legame che già sembra definirsi con la più classica organic search offerta dal motore di ricerca, potrebbe rappresentare la risorsa più importante per chi si occupa di web content, diventando una vera fonte di ispirazione per gli addetti ai lavori.

La guerra delle intelligenze artificiali è appena cominciata: siamo pronti a ogni trasformazione!