ChatGpt chiude? Nessun problema, arriva Bard!

ChatGpt chiude? Nessun problema, arriva Bard!

ChatGpt deve adeguarsi alle richieste del garante, mentre Google presenta Bard: inizia la guerra fra AI!

È notizia delle scorse settimane: il Garante della Privacy italiano ha bloccato il servizio ChatGpt nel nostro paese. I dubbi che circolano intorno all’impiego di questo nuovo strumento sono tanti, forse troppi: come raccoglie i dati dei suoi utenti? Qual è il suo grado di precisione? Esiste un modo per proteggere i minori da un uso sconsiderato di questa nuova tecnologia?

La battuta d’arresto di ChatGpt non sembra, però, aver interrotto l’avanzare degli esperimenti e delle nuove proposte nel campo delle AI: anche Google è uscito finalmente allo scoperto, annunciando la sua piattaforma Bard.

È iniziata una guerra fra multinazionali?
Vediamo nel dettaglio cosa possiamo aspettarci!

ChatGpt fra pregi e difetti

ChatGpt è sulla bocca di tutti, ma pochi ne conoscono davvero il funzionamento.

Si tratta, infatti, di una “intelligenza artificiale conversazionale e generativa”, un modo un po’ complesso per indicare uno strumento capace di elaborare il nostro linguaggio, imparando dalle interazioni con gli utenti come rispondere in modo naturale, creando contenuti da zero.

La home di ChatGpt

Alla base di questo strumento ci sono le tecnologie NLP (o Natural Language Processing) e il modello di linguaggio GPT-3, utilizzati dall’azienda OpenAI per permettere alla loro intelligenza artificiale di capire modelli e sfumature del linguaggio umano, di adattarsi a diversi stili di comunicazione e di imparare come rispondere nel modo più pertinente e personalizzato possibile.

L’obiettivo è aiutare gli utenti a interagire in modo efficiente con macchine e tecnologie impiegate per diverse applicazioni, come il servizio clienti, la scrittura creativa, la traduzione e l’adattamento dei testi.
Ma non solo!

La AI è in grado di generare codice sorgente, scrivere pagine html, creare plugin di WordPress: sa utilizzare diversi linguaggi di programmazione e può rappresentare una risorsa fondamentale anche per chi ha intenzione di interfacciarsi alle chatbot non solo per dialogare (un po’ come i più grandi di noi facevano con Doretta su MSN), ma anche per recuperare contenuti professionali efficienti e funzionanti.

ChatGpt scrive un codice

A ChatGpt bastano poche istruzioni per creare linee di codice funzionanti

Basta domandare qualcosa e ChatGpt risponde producendo testi articolati e stringhe di codice, scrivendo mail o poesie, alterando e adattando il suo stile di scrittura in base alle necessità, risolvendo problemi poco complessi e correggendo dati matematici.

Sarebbe incredibile, se non ci fosse un però.

Sì, perché questo tipo di tecnologia non se la cava troppo bene con concetti generici e astratti: una intelligenza conversazionale non ha conoscenza del mondo reale e delle sfumature, non può discutere in modo efficiente di argomenti complessi o delicati (come la religione, la politica, la società) e può manifestare dei “pregiudizi”, dovuti al suo modello di apprendimento.
È programmato e testato soprattutto in inglese e potrebbe non fornire lo stesso grado di precisione per ogni lingua utilizzata.

Infine, è totalmente ignaro di tutto ciò che è successo nel mondo dopo il 2021 (data del lancio) e potrebbe fornire risposte poco aggiornate, se non addirittura datate.

In poche parole, ChatGpt dà il suo meglio nel caso di domande semplici, ben scritte e specifiche, che riguardano argomenti concreti. Per ogni altro quesito, rimane un alto margine di errore.

I motivi della sospensione

Il Garante della Privacy è intervenuto richiedendo la sospensione del servizio proprio a partire da questi limiti molto evidenti e ha manifestato preoccupazione per almeno quattro punti:

 

  1. ChatGpt impara dagli utenti, ma come utilizzati i dati raccolti in modo massivo?
  2. Come mai non esiste una informativa chiara che spieghi ai consumatori dove vanno a finire le informazioni recuperate dalla AI?
  3. Se ChatGpt non è preciso, ma può lasciare spazio a errori e imprecisioni, come possiamo essere certi che i dati raccolti non vengano elaborati in modo poco corretto?
  4. Infine, ChatGpt dichiara un limite di età, secondo cui nessuno sotto i 13 anni può usare il servizio, ma non esiste un sistema per essere certi che anche user più giovani non interagiscano con la AI, magari arrivando a delle risposte poco adatte alla loro giovane età.
    Come si può controllare questo aspetto?
ChatGpt non sa di essere chiuso

ChatGpt non sa cosa è successo nel mondo dopo il 2021… infatti non sa di non essere raggiungibile dall’Italia!

La riattivazione del servizio dipende dalla risposta a tutte queste domande e lo sblocco potrà avvenire solo alle condizioni imposte dal Garante: OpenAI si adeguerà a tutte le richieste?

Nel frattempo, chiunque sia interessato a utilizzare ChatGpt dall’Italia ha ancora una possibilità: la chatbox è ufficialmente chiusa nel nostro paese, ma con un browser che nasconde l’IP è ancora possibile usufruirne facilmente.

Google Bard, come funziona

Nel frattempo, il settore delle intelligenze artificiali non sembra frenare sulla tabella di marcia. Google ha, infatti, presentato il suo progetto, rispondendo non solo a ChatGpt, ma anche alla Bing Chat di Microsoft: la piattaforma Bard!

Si tratta di una AI costruita sul modello linguistico di Google – LaMDA + PaLM – che, come per le altre, apprende dall’interazione con gli utenti, per fornire un servizio sempre più efficiente.

La home di Google Bard

L’obiettivo è rispondere in modo preciso e utile alle domande dei consumatori, aggiornandosi man mano che la tecnologia di base viene perfezionata.

Sembrerebbe tutto uguale alle altre chat, ma non è proprio così…

Differenze fra intelligenze artificiali

Al momento, Bard è disponibile solo in USA e Gran Bretagna, solo per users iscritti a una lista d’attesa specifica: ufficialmente, infatti, quello di Google è ancora un esperimento.
Forse, è anche per questo motivo che del progetto del colosso americano si sa così poco: il settore delle AI è in fortissima crescita, la competizione è spietata e lasciar trapelare anche un solo dettaglio di troppo potrebbe mettere a rischio l’intero progetto!

 

Quindi, cosa si sa di Bard?

  • Si tratta di un bot disponibile su una pagina differente rispetto alla classica home del motore di ricerca (potete trovarla qui)
  • Una volta fatta una domanda, non cerca fra i risultati di ricerca, ma genera risposte all’interno del modello
  • Al momento, per ogni domanda Bard offre 3 risposte: un modo per indicare che il sistema è ancora nella sua fase preliminare, che ha bisogno di tempi ancora lunghi di elaborazione e che, tutto sommato, può ancora commettere degli errori
  • Sotto a ogni risposta, la AI offre anche una query tradizionale di ricerca e questo elemento rivelerebbe proprio il gancio fra i due servizi di Google (oltre a differenziare drammaticamente fra loro le intelligenze artificiali: Bard è l’unica che può contare sugli algoritmi quasi infallibili di Google!)
  • Gli utenti che fanno parte delle liste possono dare il loro feedback, valutando con pollice dritto o verso ogni risposta e aggiungendo un commento più esteso

Insomma, Bard è davvero ancora nelle sue fasi preliminari, ma sembra destinato ad ottenere una struttura più complessa, integrata e – per certi versi – interessante.
Se poi l’obiettivo dell’azienda sarà davvero far diventare la sua AI parte integrante dell’esperienza di ricerca su internet, siamo di fronte a un vero e proprio cambiamento epocale!

AI e SEO

Per fortuna, questa trasformazione non è ancora dietro l’angolo e abbiamo tutto il tempo per imparare a utilizzare le nuove tecnologie, valutando anche le ricadute dal punto di vista della SEO.

Sì, perché le intelligenze artificiali generative potrebbero creare contenuti di ogni tipo, comprese pagine, articoli e approfondimenti rivisti e perfezionati in modo da facilitare e migliorare il posizionamento dei siti fra i risultati di ricerca di Google.

Come abbiamo visto, il loro operato potrebbe non essere del tutto corretto e il risultato potrebbe non essere sempre quello sperato, ma l’approccio delle AI alla SEO e la loro interpretazione delle “regole” e delle best practice suggerite da Google potrebbe spingere l’intero settore verso un nuovo modo di selezionare gli argomenti più interessanti, valutare le parole chiave più performanti e creare contenuti interessanti ed efficienti. 

Google Bard e la SEO

Google Bard non sa ancora come potrà influire sulla SEO, però dà consigli!

Proprio Bard, per il legame che già sembra definirsi con la più classica organic search offerta dal motore di ricerca, potrebbe rappresentare la risorsa più importante per chi si occupa di web content, diventando una vera fonte di ispirazione per gli addetti ai lavori.

La guerra delle intelligenze artificiali è appena cominciata: siamo pronti a ogni trasformazione! 

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