ChatGpt in Italia

News AI: ChatGPT ora può navigare su internet

Come abbiamo visto in alcuni dei nostri articoli precedenti, l’intelligenza artificiale ChatGPT è riuscita a distinguersi nel corso dei mesi per prestazioni e funzionalità.

La creatura di OpenAI risultava, però, limitata dal fatto di poter accedere a un database di informazioni fermo al 2021. Il risultato?
Risposte parziali, poco aggiornate e – in alcuni casi – poco soddisfacenti.

Pare, però, che le cose siano finalmente cambiate…

L’accesso alla rete cambia tutto…

A dare una spinta significativa alla AI sarebbe la capacità appena acquisita di navigare su internet.

L’accesso sarebbe possibile grazie alla funzione “Naviga con Bing”, un plug-in per browser che lascerebbe anche a ChatGPT la possibilità di consultare la rete tramite l’API di Microsoft. 

La rimozione del limite al 2021 renderebbe l’intelligenza di OpenAI più pertinente e aggiornata, sicuramente in grado di tenere testa al nemico numero uno: Bard!
Le nuove funzionalità cambiano, però, anche l’aspetto delle risposte del bot che – da ora – potranno includere link diretti alle pagine da cui provengono le informazioni proposte.

Una sicurezza in più per chi desidera verificare in modo preciso fonti e correttezza dei dati!

chatgpt

ChatGPT ci permette di ottenere assistenza e supporto per tantissime attività, dallo scrivere una mail al pianificare un viaggio.
L’accesso a internet la renderà più efficiente?

…ma non è una funzione di default

La nuova funzione appena integrata è disponibile solo nella versione desktop e per le app iOS e Android: per provarla è, però, necessario essere abbonati ai pacchetti ChatGPT Plus o ChatGPT Enterprise.

Inoltre, “Naviga con Bing” non è un’opzione messa direttamente a disposizione degli utenti: per attivarla, è necessario effettuare il login, accedere al Profilo e – nelle impostazioni – cercare le Nuove Funzioni. 
Qui è presente un pulsante da attivare per mettere subito la AI in comunicazione con la rete.

Un po’ macchinoso per ora, ma i vertici di OpenAI promettono che presto le novità saranno alla portata di tutti!

#booktok

Guida ai trend: #Booktok

Fra le critiche che più spesso si muovono ai social c’è sicuramente l’aver contribuito alla progressiva perdita di interesse verso contenuti complessi, che richiedono tempo e attenzione: come, per esempio, la lettura dei libri.
Mezzi di comunicazione rapidi, caratterizzati da testi brevi, fotografie e video lampo che vanno dai 15 ai 30 secondi, hanno modificato il nostro modo di approcciarci ai media, promuovendo scambi continui di micro-informazioni per cui mostriamo un interesse a volte davvero limitato (ne abbiamo parlato anche su Instagram, introducendo il concetto di Infinite Scrolling).

Eppure, da qualche anno, proprio i social hanno permesso a un hashtag interessante e in contro tendenza di emergere e diventare virale, anzi viralissimo: #Booktok.

Booktok alle origini

A creare l’hashtag nel 2020 è stata in origine Ayman Chaudhary, una tiktoker americana rimasta particolarmente colpita dalla lettura de “La canzone di Achille”, romanzo di Madeline Miller pubblicato nel lontano – si fa per dire – 2012.

Al termine della lettura, in piena quarantena, la ragazza si è rivolta a Tik Tok, pubblicando una mini recensione da soli 7 secondi: un video sentito e personale, che in pochissimo tempo ha cominciato a raccogliere un numero impressionante di visualizzazioni.

L’effetto social si è presto tradotto in un caso editoriale, portando il romanzo non recentissimo a vendere fino a 10mila copie la settimana.
Tutt’ora, le opere della Miller restano stabilmente nelle classifiche di tutto il mondo.

#Booktok: La canzone di Achille

Il testo che ha originato il trend #Booktok:
La Canzone di Achille di Madeline Miller

Da un video a un trend

Come spesso succede nel caso di contenuti virali e di successo, si è passati in pochi giorni – o forse ore – da un unico video a un vero e proprio trend, che raccoglie sotto #Booktok tutti gli appassionati vecchi e nuovi di lettura (per l’80% sotto ai 35 anni).

Con recensioni di pochi secondi ci si scambia opinioni e consigli, si rilanciano opere pubblicate in passato, si rileggono i classici e si scoprono nuovi autori di talento.
Non solo!
Si fa mostra delle proprie collezioni, si danno direttive su come sistemare nel modo più giusto e intuitivo i propri volumi, si fanno tour di case, biblioteche e librerie, si scoprono case editrici, si ripercorrono e si interpretano le scene più importanti dei titoli scelti.

I numeri di questo movimento sono colossali: #Booktok ha raccolto oltre 93 miliardi di visualizzazioni nel mondo e #booktokitalia ha ottenuto oltre 1 miliardo di click nel nostro paese.

Gli effetti positivi

A questo punto è facile intuire come un trend possa aver ridato slancio al settore dell’editoria, creando veri e propri casi, lanciando best sellers inattesi e obbligando le grandi catene a tenere sempre d’occhio i social per non perdere l’onda.
Pensate alla Feltrinelli o a Mondadori nel nostro paese: entrando nei punti vendita è facilissimo vedere i corner #Booktok, nei quali vengono raccolti e classificati i titoli più popolari del momento!

Possiamo allora parlare di un circolo virtuoso, che da un video di 7 secondi ha riavvicinato moltissimi utenti – soprattutto giovanissimi – alla lettura e ha permesso ai social di mostrare il loro lato migliore!

strategia social

Strategia social: come pubblicare post efficaci

Come abbiamo visto in due dei nostri articoli precedenti, la presenza sui social network oggi è davvero fondamentale per un’azienda, ma attirare utenti distratti dalla mole di contenuti disponibili online potrebbe rivelarsi più complicato del previsto.

Se è necessario realizzare e seguire un calendario editoriale per invitare interazioni frequenti, la strategia social di ogni profilo non può non includere anche il perfezionamento di post che siano non solo belli da vedere, ma anche interessanti da leggere.

Insomma, non basta postare: bisogna postare bene!

5 consigli per post efficaci

Per creare contenuti divertenti e funzionali è, quindi, fondamentale:

  • Conoscere pubblico e competitor
    Prima di potersi posizionare correttamente, è fondamentale “misurare” il mercato e comprendere la nicchia a cui l’azienda si rivolge.
    Cosa stanno facendo gli altri? Come lo stanno facendo? Quali bisogni dei follower non sono stati ancora soddisfatti? In cosa il brand può distinguersi portando valore?
    Sono tutte domande a cui è necessario rispondere prima di poter mettere a punto contenuti mirati.
  • Scegliere il proprio linguaggio
    Ogni brand ha la sua identità, il suo stile… il suo tone of voice!
    Comunicare scegliendo un linguaggio su misura significa dare ai propri utenti un’idea precisa di marchio, prodotti e servizi. Significa, cioè, essere diretti, trasparenti e – soprattutto – unici.
  • Parlare in modo chiaro
    Cioè alternare post brevi e post più lunghi, scegliendo una forma accessibile e facile da leggere. È fondamentale suddividere il testo in modo che sia immediato, gestendo al meglio i paragrafi, le maiuscole, eventuali ripetizioni e l’inserimento di emoticon simpatiche. Menzioni e hashtag vanno al fondo, per evitare fraintendimenti e disordine.
  • Adattare i contenuti ai canali utilizzati
    Siti istituzionali, blog, brochure, volantini, video di presentazione… ogni contenuto realizzato nella storia del marchio può essere rivisto e modificato per adattarsi a tutti i nuovi canali, social compresi. Riciclare ci assicura – contemporaneamente – di sfruttare dettagli interessanti e di risparmiare un po’ di tempo quando desideriamo pubblicare post informativi.
  • Analizzare i risultati
    Tenere sempre d’occhio le performance dei post significa valutare immediatamente quali contenuti abbiano ottenuto maggior successo e perché.
    Raccogliere e analizzare i dati permette di identificare gli argomenti più apprezzati, le immagini più condivise e i testi con più interazioni: tutti elementi centrali per il perfezionamento del proprio stile e per la pianificazione di post sempre più funzionali.
Strategia social Meta

Mark Zuckerberg è l’esempio perfetto di una strategia social precisa, chiara e costante: non salta mai un aggiornamento!

Perché rivolgersi a una digital agency?

Mettere a punto una strategia social efficace richiede molto impegno, una presenza costante su tutti i canali e un’analisi precisa e frequente di contesto, pubblico e brand.
A tutto questo si aggiunge la necessità di realizzare concretamente, e poi pubblicare, grafiche e copy originali.

Rivolgersi a una digital agency significa poter far riferimento a degli esperti della comunicazione, che si occupano con professionalità ed esperienza di valutare competitor, realizzare contenuti personalizzati e monitorare ogni step, consigliando nuove strade e soluzioni alternative.

Vuoi mettere a punto una strategia ad hoc?
Vuoi comprendere meglio come funzionano i social network?
Contattaci per tutte le informazioni!

Il nuovo logo di Twitter: X

Dall’uccellino alla X: Elon Musk rivoluziona Twitter

Se siete utenti affezionati di Twitter vi sarete sicuramente accorti di qualche piccola – ma significativa – trasformazione.
Fra domenica 23 e lunedì 24 luglio, infatti, la piattaforma ha detto definitivamente addio al suo iconico uccellino, per accogliere un nuovo logo a dir poco interessante: una grande X.

L’idea è stata presentata direttamente dal nuovo CEO del social network, Elon Musk, che ha prima pubblicato il nuovo simbolo, una vera e propria lettera magica in bianco su sfondo nero, e ha poi dato precise indicazioni sull’abbandono progressivo di logo, nome e colori precedenti in favore del lancio di un sito completamente diverso, X.com.

L’irresistibile fascino della lettera X

La X ha sempre esercitato un certo potere su Elon Musk:

  • Era il nome originale del progetto che sarebbe poi diventato PayPal
  • In Tesla c’è un apprezzatissimo modello “X”
  • SpaceX… beh si commenta da solo
  • Il figlio di Musk e della ex compagna Claire “Grimes” Boucher è stato chiamato – con infinite polemiche – X Æ A-12 (che si pronuncia X Ash A 12)
  • Nell’aprile del 2023 anche la sua società ha cambiato nome in “X Corp”

Insomma, questa lettera sembra accompagnare il miliardario fin dai suoi primi successi: possibile che sotto sotto ci sia anche un po’ di scaramanzia?

X Elon Musk

I messaggi di Elon Musk su Twitter/X sono diventati man mano inequivocabili

A cambiare non è solo il logo

Se a cambiare fossero solo nome e logo, i “twitterini” di tutto il mondo sarebbero relativamente preoccupati: la notizia è stata accolta ovunque con una certa dose di ironia e non sono mancati meme immediati.
In fondo, diciamo ancora “Maneskin” pur sapendo da anni che si pronuncia “Moneskin”, può davvero una X turbarci? Basterebbe far finta di niente!

Ma i cambiamenti radicali di Musk e le sue dichiarazioni hanno fatto alzare più di un sopracciglio e ora si attende con una certa apprensione il capitolo successivo.

Il CEO ha, infatti, annunciato che X diventerà “L’APP PER TUTTO”, in grado di sfruttare l’intelligenza artificiale per consentire agli utenti di:

  • comunicare in ogni modo possibile (audio, video, messaggi),
  • effettuare pagamenti,
  • acquistare da marketplace in tutto il mondo,
  • accedere a servizi di ogni tipo,
  • gestire direttamente operazioni bancarie.

X ci consentirà di condividere e scambiare info in modi che ancora non possiamo immaginare!

Un cambio di linguaggio

Mentre attendiamo la rivoluzione, possiamo già assistere a un radicale cambiamento nel linguaggio: i Tweet diventano X, i Follower diventano Spettatori, mentre tutto ciò che collega X a Twitter viene lentamente smantellato con l’obiettivo di creare un’esperienza completamente nuova.

Nel mezzo dei cambiamenti, gli iscritti storici sembrano ancora piuttosto “freddi”: dopo il gioco delle spunte, il limite giornaliero ai tweet visualizzati e la lotta con Meta Threads, è davvero difficile riuscire a comprendere la visione di Musk.

Sarà un altro successo?
I fan del CEO sono sicuri di si, ma per tutti gli altri è praticamente impossibile intuire cosa stia per succedere…


meta threads

Meta Threads: al via il rivale di Twitter

Da pochissime ore, è finalmente disponibile online il nuovissimo social Meta Threads: l’ultima piattaforma targata Zuckerberg, nata con il preciso obiettivo di mettere in difficoltà il colosso Twitter.

Le premesse sembrano buone: nelle prime ore dal lancio le iscrizioni sono state ben 10 milioni.
Anche se non in Europa…

Cosa sappiamo di Meta Threads

Come abbiamo visto in un nostro articolo precedente, Meta lavorava già da tempo alla creazione di una piattaforma che potremmo definire “testuale”, collegata – pur rimanendone indipendente – al colosso Instagram: Project 92.

Threads, questo il nome scelto poi in via definitiva, conferma una natura in controtendenza: in un mondo in cui Tik Tok e IG “dettano legge” e determinano le regole della comunicazione (con una prevalenza innegabile di forme di interazione “visuali”, con foto e video), la novità Meta cercherà di imporsi come social di messaggistica.

Nello specifico, la piattaforma permette di pubblicare post lunghi fino a 500 caratteri, all’interno dei quali il testo rimarrà l’elemento più importante, ma sarà possibile includere anche link, foto e video della durata massima di 5 minuti. Non solo: gli utenti potranno anche ricondividere direttamente i loro post Threads su IG utilizzando la funzione “Storie” (ma il nuovo social potrà essere collegato facilmente a tutte le piattaforme Meta).

Iscriversi è – poi – facilissimo perché il nuovo social lascia la possibilità di creare un profilo utilizzando esattamente lo stesso user name scelto per Instagram: anche i primi follower verranno “ereditati” da IG, costituendo in automatico un primo zoccolo duro di seguaci fedeli.

L’obiettivo di Meta Threads è piuttosto chiaro: creare, partendo da una base consolidata, una community online di utenti che condividano gusti, opinioni, passioni e interessi. 
Una sorta di mix fra Pinterest e Twitter, che – pur con caratteristiche del tutto innovative – cerca proprio di mettere i bastoni fra le ruote ai suoi principali competitor.

E gli influencer?
Meta Threads non li abbandona: anche se ancora non è del tutto chiaro il ruolo delle promozioni sul nuovo social, la possibilità di collegare le piattaforme senza perdere di vista i propri follower consente ai creators di mantenere un certo grado di tranquillità.
Threads sarà semplicemente uno strumento in più, grazie al quale proporre novità, prodotti, lanci.  

meta threads: il post del CEO

Il primo post pubblicato su Meta Threads dal suo CEO Mark Zuckerberk: “Andiamo, benvenuti su Threads”

Twitter nel mirino

A rischiare il contraccolpo peggiore dopo la presentazione ufficiale di Threads è sicuramente Twitter.

Il social recentemente passato nelle mani di Elon Musk sembra, infatti, nel mezzo di un luuuungo periodo di crisi:

  • prima l’acquisizione quasi per sfida a una cifra folle
  • poi il licenziamento in tronco di gran parte dei responsabili originali della piattaforma
  • poi il tentativo maldestro di riassumere le professionalità perdute
  • poi i continui problemi con i server
  • i down sempre più frequenti per una piattaforma che era diventata famosa (a forza di meme) per la sua stabilità granitica
  • poi le spunte tolte, rimesse, ritolte, rimesse a pagamento, rimesse non a pagamento ma solo per alcuni utenti
  • infine, la novità dell’ultima settimana: il limite di visualizzazione di tweet per utente

La piattaforma dei cinguettii stava già perdendo stabilmente utenti da ormai molti mesi, a favore di social meno blasonati come Mastodon o Hive: quello di Meta potrebbe essere il colpo di grazia.

L’Europa, però, è esclusa (per ora)

Come abbiamo anticipato, Meta Threads sta avendo un successo già enorme… ma solo in USA e nel Regno Unito.

Pare, infatti, che la piattaforma non sia ancora del tutto a norma per quanto riguarda la gestione di dati personali e sensibili: la regolamentazione europea più rigida a riguardo ha, quindi, messo uno stop provvisorio all’arrivo del nuovo social nei paesi membri della UE.

Il problema risiederebbe nella capacità di Threads di leggere e conservare informazioni relative a navigazione, posizione, acquisti, contatti, persino cronologia delle ricerche e dettagli finanziari… troppo per gli organi di controllo competenti in materia.

Questo non significa che il neonato progetto Meta non arriverà mai qui da noi: dovremo solo attendere un adeguamento del sistema!

Come si scrive per utenti distratti?

Per creare dei contenuti vincenti sul web non è sufficiente saper scrivere bene: anzi, a volte non è sufficiente nemmeno avere un buon argomento!

Lo sviluppo dei social network, la comunicazione sempre più rapida, il moltiplicarsi delle fonti di informazione hanno modificato il comportamento di chi utilizza la rete: oggi, i lettori sono molto più distratti.

C’è chi si ferma alle immagini, chi non va oltre il primo paio di righe, chi legge volentieri articoli complessi, a patto che siano bilanciati e intriganti: riempire il proprio sito o i propri profili social di post e articoli chilometrici non serve più, è fondamentale comprendere il proprio target e modificare i testi in modo da attirare l’attenzione del pubblico desiderato.

Poche regole da seguire

In un contesto in cui immagini e video spopolano grazie alla loro immediatezza, è fondamentale seguire alcune piccole regole per essere sicuri di mettere a punto un testo che spinga i lettori ad arrivare fino all’ultima riga.

 

  • Formattare al meglio il testo
  • Curare l’ortografia
  • Usare parole chiave
  • Scegliere il titolo con cura
  • Distribuire al meglio gli argomenti

Con così tanti input è davvero difficile mantenere la concentrazione!

La formattazione

Per quanto possa sembrare difficile, sul web è necessario organizzare il testo in modo da favorirne la lettura.

Questo significa che non è possibile pubblicare un blocco unico di 30 righe sperando che qualcuno non si perda nel mezzo: è fondamentale usare la divisione in paragrafi, l’aggiunta di spazi, i grassetti e i corsivi per catturare l’occhio, i titoletti per dare al primo sguardo un’organizzazione chiara dei temi.

Il testo deve essere arioso, deve favorire le pause e non deve stancare l’occhio.
Deve essere chiaro e ben strutturato, magari alternato ad alcune immagini utili a chiarire i concetti o alleggerire la schermata: non possono mancare anche gli elenchi puntati, che – con classifiche e top 10 – garantiscono sempre un certo grado di interesse.

L’ortografia

Curare l’ortografia non significa scrivere testi come se fossimo docenti di italiano.
Significa adattarsi al contesto, alleggerendo tutto ciò che può essere alleggerito per favorire uno scorrimento rapido dei paragrafi.

Questo si traduce con un uso ridotto degli avverbi e delle forme verbali ridondanti come il gerundio, ma anche con una diminuzione delle “d” eufoniche eccessivamente eleganti.

Le parole chiave

Ogni testo ruota attorno a dei temi principali.
Usare parole chiave per definirli al meglio può aiutare il lettore a comprendere e ricordare i concetti più importanti.

Per raggiungere un risultato ancora più efficace è possibile utilizzare i grassetti e integrare le spiegazioni con link esterni a risorse utili.

Il titolo

Il titolo è l’elemento che attira per primo lo sguardo del lettore.
Scegliere poche parole chiare, divertenti e “catchy” può fare la differenza fra un testo che viene letto e condiviso e un articolo che viene semplicemente ignorato.

Un piccolo consiglio: a volte il titolo perfetto si può scrivere solo dopo aver terminato la stesura dell’articolo, un po’ come succede nel mondo del giornalismo!

La distribuzione degli argomenti

Sempre al mondo del giornalismo possiamo ispirarci per distribuire al meglio i concetti del nostro testo.

Bisogna, infatti, cercare di rispondere subito al “chi, cosa, quando, dove e perché”, dando immediatamente le informazioni principali: i paragrafi successivi serviranno ad approfondire punto per punto la curiosità di chi ha decido di andare oltre le prime righe.

Come si chiude un articolo?

Un articolo si dovrebbe chiudere idealmente… con una call to action!

Chi legge l’intero post potrebbe lasciare un commento, iscriversi con una mail, seguire un profilo social: insomma, la chiusa di un buon contenuto testuale dovrebbe spingere gli utenti interessati a fare ancora qualcosa sul nostro sito o sulla nostra pagina.

Scrivere per lettori distratti è complesso, ma non impossibile.
Vuoi saperne di più? Hai bisogno di qualche consiglio?
Contattaci via mail e ti forniremo un’assistenza su misura!

È davvero importante essere presenti sui social network?

Chiunque sia appassionato di nuove tecnologie e mezzi di comunicazione si sarà sicuramente accorto di quanto i social media siano diventati pervasivi.

Li utilizziamo per seguire i nostri idoli, per ricevere consigli di moda e stile, per scoprire le nuove tendenze in fatto di costume, per sapere qualcosa in più sul nuovo ristorante che ha aperto in centro, persino per cercare lavoro o vendere i nostri vestiti usati: piattaforme che erano nate con l’obiettivo di ricostruire rapporti con persone del passato oppure per esprimere pensieri e creatività sono oggi il centro del mondo.

Qui compriamo e ci informiamo, leggiamo le ultime notizie e seguiamo i brand a cui siamo affezionati. Ecco perché essere presenti sui social è importantissimo. 

 

Un’azienda che voglia raggiungere un target ampio, interessato e attivo deve curare anche la propria immagine sui social, costruendo un feed su misura e valorizzando ogni singolo lead.

Dove

Non è detto che un’azienda debba creare un profilo per ogni singolo social disponibile: non a tutti serve Twitter, così come per alcuni settori potrebbe non essere più utile Facebook.
È fondamentale avere un’idea chiara del proprio business e del proprio pubblico, oltre che dei contenuti che potrebbero rappresentare meglio la vision aziendale.

Se, per esempio, la nostra impresa si occupa di B2B e si rivolge ad altri esperti del settore, potrebbe essere necessario curare la propria presenza su LinkedIn, social nato per mettere in contatto aziende e professionisti.
Se, invece, l’attività si occupa di food o di bellezza e benessere (un ristorante, un centro estetico, un parrucchiere…), pubblicare foto e video potrebbe essere la carta vincente per mettere in mostra il proprio talento: ecco che Instagram e Tik Tok diventano i due social “visuali” più indicati per lo scopo.
Se, invece, organizziamo eventi e vogliamo proporre una vetrina in continuo aggiornamento, Facebook potrebbe dare lo slancio giusto all’attività, mettendoci in contatto diretto con utenti potenzialmente interessati.

La scelta deve tenere anche presente il fatto che alcune piattaforme, come Facebook, hanno generalmente user di età maggiore rispetto a Instagram o Tik Tok (che, fra tutti, ha il pubblico più giovane in assoluto), mentre un social come LinkedIn è più trasversale e può ospitare profili di uomini e donne di tutte le età.

“Essere presenti” ci tiene in contatto con clienti storici e potenziali

Come

Una volta scelti i social più indicati per la nostra azienda, è fondamentale essere presenti utilizzando due diverse strategie:

  • la pubblicazione di contenuti naturali che seguano un calendario editoriale preciso
    Ciò significa perfezionare un vero e proprio “piano”, completo di date e orari, necessario a condividere il giusto post nel giusto momento: la progettazione comprende i contenuti quotidiani, le storie, i video, gli eventi e ogni tipo di interazione che possa raggiungere il pubblico in modo naturale;
  • la pianificazione e la programmazione di sponsorizzate periodiche
    Cioè la realizzazione di campagne pubblicitarie mirate, che possano raggiungere potenziali clienti e utenti interessati al nostro business che ancora non ci conoscono.
    Le promo sui social richiedono una certa cura nel copy, nella grafica e nella scelta di target e periodi di pubblicazione: tutto deve funzionare perfettamente, in modo da raccogliere lead davvero utili all’azienda.

Non è semplice gestire tutto da soli

Essere presenti sui social significa investire tempo e denaro nella creazione di contenuti belli da vedere e funzionali, su misura per tutte le nostre esigenze.
Per raggiungere i nostri obiettivi potrebbe essere necessario editare dei video, creare immagini divertenti e complesse, scrivere testi lunghi e accattivanti… non è facile occuparsi di tutto da soli!

Ecco perché rivolgersi a una digital agency potrebbe semplificare questo compito: esperti di comunicazione possono consigliare le strade più giuste dopo aver valutato competitor, pubblico e mercato, si occupano di realizzare direttamente i contenuti seguendo un piano editoriale condiviso, pubblicano e monitorano ogni singola promo, determinando man mano eventuali modifiche e integrazioni.

Vorresti essere più visibile e presente sui tuoi canali social?
Contattaci per capire come fare!

P92: il misterioso social testuale con cui Meta vuole sfidare Twitter

L’arrivo di Elon Musk a Twitter sembra aver irrimediabilmente compromesso le performance della piattaforma dei cinguettii.
Spunte blu a pagamento (anzi no, anzi sì, anzi no, ma solo per chi ha già un milione di follower), metriche dei tweet che cambiano ogni settimana, cronologia delle pubblicazioni in continua trasformazione, introduzione di una sezione “per te” che non sempre rispecchia i gusti degli user… insomma, in pochi mesi le funzionalità di uno dei social network più longevi sulla piazza sembrano essere irrimediabilmente peggiorate e con esse anche il gradimento dei suoi fruitori.

Questo lento, ma all’apparenza inesorabile, declino avrebbe spinto Meta a lanciarsi in una nuova avventura, con un progetto che sembra indirizzato proprio a quegli utenti che non amano le piattaforme visuali – come Instagram o Tik Tok – in favore di una versione più “classica” dei social, basata interamente sul testo (o quasi).

Al momento, il progetto ha alcuni nomi in codice – P92, Project92 e Barcellona sono i più quotati – ma quasi certamente una volta lanciato definitivamente otterrà un nome ancora diverso.
Per quello che sappiamo ad oggi, possiamo definirlo un “Instagram dei tuoi pensieri”.

P92: come dovrebbe funzionare

P92 dovrebbe diventare una app indipendente e decentralizzata, collegata a Instagram per una questione di comodità. Una volta iscritti a questo nuovo social, gli utenti possono – infatti – portare con sé gli stessi follower di IG, pur mantenendo le attività sulle piattaforme separate.
Il nuovo social permetterà di scrivere testi di massimo 500 caratteri, con la possibilità di aggiungere anche foto e video di massimo 5 minuti, oltre a link a siti e risorse esterne.
Una chat interna e commenti ai post sono in progress, ma forse non verranno rilasciati con il primo lancio della piattaforma.

L’idea è che creators, influencer, vip e singoli utenti si rivolgano a P92 per dare aggiornamenti flash, news brevi e rilanciare alcuni contenuti già pubblicati su altre risorse Meta.
Almeno in teoria, non dovrebbero essere presenti pubblicità o monetizzazioni, ma questi aspetti possono essere sempre cambiati e aggiornati con l’andare del tempo.  

p92

Un’anteprima di P92 che Meta ha inviato ai creators selezionati: sarà la sua versione definitiva?

Credits: Lia Haberman

L’obiettivo di Meta

Le finalità di Meta sono piuttosto chiare: il colosso statunitense ha sempre cercato di mettere i bastoni fra le ruote a Twitter, rilasciando aggiornamenti interessanti, nuove funzionalità e alternative decisamente più creative e dinamiche del competitor.
Twitter – però – non ha mai patito troppo la concorrenza, forte di un pubblico affezionato al suo funzionamento semplice e immediato.
Con l’arrivo di Musk e di un mal contento sempre crescente, però, le carte in tavola potrebbero essere cambiate e Meta potrebbe davvero infilarsi nel vuoto creato dalle ultime trasformazioni volute dal nuovo CEO.

Certo, anche Mastodon ha recentemente tentato l’impresa senza successo, quindi le aspettative per il nuovo prodotto Zuckerberg sono piuttosto alte: riuscirà davvero a coronare il suo sogno?
A giugno, P92 verrà proposto in una versione test a creator selezionati, influencer e vip: non ci resta che attendere il loro responso!

Le migliori alternative a ChatGPT gratis e a pagamento

L’intelligenza artificiale ChatGPT ha negli ultimi mesi conquistato il mondo, attraversando quasi indenne aggiornamenti e critiche, sopravvivendo – in Italia – a uno stop dovuto ad alcuni dubbi relativi alla gestione dei dati personali e al rispetto della privacy.
Contemporaneamente, però, la IA ha dovuto affrontare più di un problema tecnico, con down frequenti dei server che hanno letteralmente “chiuso fuori” decine di users interessati a dialogare con il bot.

Per questo motivo, parallelamente al servizio di OpenAI, sono nati e sono stati potenziati diversi sistemi alternativi gratis e a pagamento, che promettono un’esperienza molto simile a quella dell’intelligenza più famosa del momento.

E quando ChatGPT proprio non va…

È possibile usufruire di uno di questi servizi online:

  • Microsoft Bing
    L’alternativa numero 1 a ChatGPT è alimentata dal modello “Prometheus”, cioè… GPT-4!
    Bing è caratterizzato da una chat che richiama queries del web e feedback visivi, oltre a un’accuratezza delle risposte in progressivo miglioramento: può interagire pianificando viaggi, dando consigli e ricette, con risultati più soddisfacenti – pare – del competitor OpenAI. L’unico elemento “contro” è un po’ di lentezza nel dare le risposte.
  • Pi
    Si tratta di un bot completamente differente dagli altri, che segue un design unico nel suo genere: è basato, infatti, su dialoghi durante i quali la IA può rispondere direttamente, usando almeno 4 diverse voci, tutte realistiche.
    Pi può affrontare di sua iniziativa un certo argomento, facendo domande e cercando di far sentire lo user a suo agio. Offre ottimi spunti per la salute mentale, anche se le continue domande potrebbero innervosire chi lo usa.
    Ulteriore difetto: nonostante sia possibile conversare per un po’ senza lasciare dati, a un certo punto diventa obbligatorio registrarsi al servizio con un numero di telefono per poter continuare le conversazioni.
Una conversazione con la Ai Pi

Pi risponde come farebbe una amica: cliccando sul simbolino del volume in basso a destra è possibile scegliere con quale voce conversare

  • Jasper Chat
    Jasper è una IA non giovanissima, che – nata per restituire contenuti originali – integra ora anche una chat per il dialogo. Si tratta di un bot in grado di formulare risposte intelligenti pensate appositamente per chi si occupa di marketing, che ha – però – il difetto di essere ancora piuttosto costoso. Per poterlo utilizzare, infatti, è necessario un abbonamento da 59 dollari al mese: i primi 5 giorni di trial, però, sono gratuiti e potrebbe valere la pena fare un tentativo!
  • Chatsonic
    Una delle alternative più recenti a ChatGPT, è stata realizzata sullo scheletro del bot di OpenAI: per questo motivo le sue potenzialità (e le aspettative) sono elevate.
    Possiede un accesso a internet (come Bard), ricorda le conversazioni passate e riesce a imparare dalle precedenti interazioni, limitando il rischio di errori: offre – poi – 16 differenti personaggi o “voci”, che vanno dal poeta al contabile, perfette per rispondere nel modo giusto a diversi tipi di domande. Collegata a un microfono, può rispondere a voce come Siri o Alexa, proponendo una feature esclusiva.
    Il difetto? Non è gratis, ma – al momento – è disponibile con un abbonamento mensile da poco meno di 13 dollari: non una cifra spropositata, ma forse un po’ troppo per chi vuole interagire per pura curiosità.
  • Perplexity AI
    Si tratta di una intelligenza artificiale che ha potuto giovare delle stesse API di OpenAI per “allenarsi” e che, per questo, pare già molto avanzata. Il sito di riferimento è minimal e molto semplice: la chat assomiglia in tutto e per tutto a quella di ChatGPT, ma introduce un elemento tipico del competitor Google Bard, cioè la capacità di citare le fonti.
    I suoi limiti sono ancora piuttosto importanti, perché Perplexity non ha memoria delle domande passate (quindi ogni volta è come ricominciare da capo) e, elemento decisamente più grave, potrebbe involontariamente copiare e incollare contenuti del web.

Un settore in espansione

Le alternative che abbiamo elencato sono solo un piccolo esempio dei tanti servizi disponibili: oltre al già nominato Google Bard, infatti, sono facilmente reperibili tanti bot piuttosto divertenti, fra cui – per esempio – Copilot X, pensato per chi scrive codice e si trova in difficoltà, DialoGPT, la chat allenata da oltre 147 milioni di dialoghi su Reddit, e Character AI, che permette di conversare con personaggi reali e non, come Elon Musk, Socrate o uno dei supereroi Marvel (e pare che il tono delle risposte dipenda da ciò che si sa della personalità selezionata).

Fra pro e contro, alcune di queste IA sembrano sulla scia di ChatGPT e promettono una competizione feroce, che scommettiamo porterà a un’incredibile espansione del settore in pochissimi mesi.

Nel frattempo, però, ChatGPT resta sulla bocca di tutti, esperti del settore e non: deve solo riuscire a risolvere quel problemino coi server…

Cos’è e a cosa serve la Customer Retention

La parola retention in inglese significa “mantenere”, “conservare”.
Messa accanto alla parola customer  – cliente – diventa uno dei parametri più importanti per un e-commerce di successo.

Con Costumer Retention, infatti, si fa riferimento a quell’insieme di attività e strategie che uno store online può mettere in atto per fidelizzare i propri clienti, con lo scopo di farli tornare dopo il primo acquisto e aumentare la loro Brand Loyalty.
I visitatori, cioè, devono restare sul sito il più a lungo possibile, effettuando più ordini possibili e aumentando il loro valore economico (o Customer Lifetime Value).

Ma, proprio come nelle relazioni della vita quotidiana, la fiducia non si guadagna facilmente o velocemente. È, anzi, il frutto di interazioni efficaci e continuate, capaci di soddisfare bisogni specifici con risposte personalizzate.

Come si sviluppa la Customer Retention

Chiedereste più facilmente aiuto a un amico o a uno sconosciuto?


La risposta sembra ovvia e, in effetti, questa tendenza ha ricadute anche sui processi di acquisto di un utente: ottenere nuovi clienti costa dalle 5 alle 7 volte in più rispetto a mantenere la fedeltà di chi ci ha già scelto una volta.
Chi ci conosce e ha avuto un primo contatto soddisfacente è più propenso a tornare sul sito, a leggere le nostre mail, a scoprire eventuali novità.

 

Un e-commerce deve riuscire a incontrare la domanda di chi visita nuovamente lo store, con strategie variegate ed efficienti.
Quali metodi può utilizzare?

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Bisogni, servizio, assistenza:
parole chiave della Customer Retention

  • Personalizzare l’esperienza di acquisto con l’introduzione di suggerimenti ad hoc
    Un po’ come fa Amazon, che è leader di questo tipo di metodo: non esistono due visitatori che – entrando sul sito – visualizzano esattamente le stesse cose. Questo perché il colosso americano è capace di profilare perfettamente i suoi utenti, suggerendo durante la navigazione prodotti sempre in linea con i gusti dichiarati.
    Si tratta di una buona pratica per uno store online, anche quando non raggiunge i numeri e il fatturato di Amazon, perché fa sentire il cliente compreso e soddisfatto, mostra empatia e attenzione, riduce attriti e delusione
  • Attivare un’assistenza clienti di alto livello
    Cioè, essere in grado di risolvere ogni tipo di problema con cura e rapidità, mantenendo sempre altissimi livelli di pazienza e comprensione e offrendo alternative quando le richieste dei clienti non possono essere soddisfatte al 100%.
    La customer care è ciò che influenza maggiormente l’opinione che un utente ha di uno shop online: una risposta scortese, una mail che cade nel vuoto, spostano gli utenti sui siti dei competitor (e possono generare recensioni negative!).
  • Introdurre programmi fedeltà e piccoli incentivi
    Un utente che ha già effettuato il primo acquisto potrebbe tornare più facilmente se ricevesse, per esempio, uno sconto in mail o se fosse destinatario di una offerta personalizzata. Potrebbe convincersi a fare più ordini sapendo di poter raccogliere dei punti, grazie ai quali accedere a promozioni o contenuti esclusivi.
    Tutto ciò che fa sentire l’utente riconosciuto e valorizzato contribuisce ad aumentarne la fedeltà.
  • Gestire una comunicazione su più canali
    Utilizzando, per esempio, l’email marketing, ma anche le pubblicità online, le sponsorizzate sui social e messaggi inseriti all’interno degli ordini (come coupon o sconti individuali).
    Gli strumenti per attuare una comunicazione efficace sono davvero numerosi ed è sempre necessario capire di volta in volta quale sia il mezzo più giusto per raggiungere i clienti di ritorno. Alcuni potrebbero essere convinti da una mail (soprattutto se è un po’ che non visitano il sito), altri potrebbero essere spinti da un messaggio ricevuto con l’ordine, altri ancora potrebbero ricordarsi dello store incappando in una bella pubblicità online: il ventaglio di opzioni è davvero ampio.

Calcolo del Customer Retention Rate e segmentazione del pubblico

Come si fa a calcolare quanti dei nostri utenti sono tornati dopo il primo acquisto (o Customer Retention Rate)?
Innanzitutto, è necessario scegliere un periodo di tempo da esaminare, dopodiché il calcolo è piuttosto semplice:

(N di clienti alla fine del periodo – N di clienti acquisiti nel periodo / N di clienti all’inizio del periodo) x 100

Realisticamente, il numero ottenuto non sarà il 100%: per quante strategie si possano attuare, è davvero difficile ottenere una fiducia totale da tutti coloro che hanno effettuato un ordine sullo store.
Il numero ideale si dovrebbe però attestare intorno all’80-85%.

Ottenere un rate così elevato è possibile solo mettendo in campo strategie davvero efficaci e su misura per il target scelto.
Diventa quindi fondamentale non trattare i clienti fidelizzati come un unico gruppo amorfo, ma – piuttosto – segmentare gli utenti in gruppi più piccoli, accumunati dal genere, dall’età, dal tipo di acquisto e così via…
I segmenti di pubblico rendono molto più semplice comprendere quali strumenti di comunicazione utilizzare e quali promozioni mettere in campo per aumentare la lealtà al brand.

Una Customer Retention efficace è il frutto dell’impegno costante dell’e-commerce a raccogliere dati utili, raggrupparli in modo intelligente e comprendere i bisogni dei clienti.
Solo così si possono creare solidi legami basati sulla fiducia.