Nel mondo del digital marketing e della SEO, ogni scelta tecnica può avere ripercussioni importanti sulla visibilità online. Una delle casistiche più sottovalutate riguarda l’organizzazione dei domini e sottodomini: una decisione apparentemente innocua può infatti determinare un crollo drastico nelle performance organiche.
Un caso emblematico è quello di BoschisContract.it, un sito che godeva di un’ottima indicizzazione, con pagine ben posizionate su Google e una presenza consolidata nel settore delle piccole strutture ricettive. Tuttavia, una modifica strutturale ha cambiato drasticamente le cose.
Il problema: la suddivisione in sottodomini
In un’ottica di riorganizzazione interna, il sito principale è stato suddiviso in due sottodomini separati:
• office.boschiscontract.it per il settore uffici
• residential.boschiscontract.it per il settore dedicato alle strutture ricettive
L’intento era chiaro: creare aree tematiche dedicate, specializzate, per migliorare l’esperienza utente e segmentare meglio i contenuti. Tuttavia, il risultato SEO è stato disastroso: drastico calo di visibilità, crollo delle keyword posizionate, traffico organico quasi azzerato.
Ma perché?
I rischi SEO dei sottodomini
Anche se Google dichiara ufficialmente di trattare i sottodomini come parti del sito principale, nella pratica i sottodomini vengono spesso interpretati come entità separate. Questo comporta:
• Diluzione dell’autorità: anziché concentrarsi su un unico dominio forte, la link equity viene divisa tra più sottodomini.
• Necessità di ripartire da zero: i sottodomini non ereditano automaticamente tutta la reputazione SEO costruita nel tempo dal dominio principale.
• Indicizzazione rallentata: Googlebot deve scansionare e comprendere nuove “property”, con tempi più lunghi e rischio di errori.
• Confusione per gli utenti: URL diversi possono creare incertezza su quale sia il sito ufficiale.


La soluzione: il ritorno sotto il dominio principale
Dopo aver analizzato le cause della perdita di visibilità, il team di Elwood ha optato per una strategia correttiva: riportare i contenuti di Office e Residential all’interno del dominio principale, utilizzando semplici sottocartelle:
• Da residential.boschiscontract.it a boschiscontract.it/residential
• Da office.boschiscontract.it a boschiscontract.it/office
In questo modo:
• Si è ristabilita la piena autorità del dominio principale.
• Tutti i backlink hanno ripreso a concentrarsi su un’unica property.
• Google ha potuto ricostruire più facilmente la mappa del sito, senza considerare i vari settori come entità separate.
• L’esperienza utente è migliorata, grazie a un percorso di navigazione più semplice e chiaro.
Risultati
Nei mesi successivi al reintegro, BoschisContract.it ha iniziato a recuperare traffico organico, a riposizionarsi sulle keyword principali e a migliorare l’indicizzazione delle nuove sezioni.
Un successo che testimonia una lezione fondamentale per chi lavora nel digital marketing: mai sottovalutare la struttura di un sito.
Lezioni da imparare
La vicenda di BoschisContract.it ci ricorda alcune best practice fondamentali:
• Prediligi le sottocartelle ai sottodomini se i contenuti appartengono alla stessa entità.
• Pianifica ogni cambiamento strutturale con attenzione SEO preventiva.
• Monitora costantemente gli effetti di ogni migrazione.
• Non disperdere l’autorevolezza del tuo dominio: è uno degli asset più preziosi che hai.
In conclusione, la SEO è un ecosistema fragile: ogni scelta tecnica va valutata non solo dal punto di vista funzionale, ma anche (e soprattutto) dal punto di vista strategico.
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